domenica 31 maggio 2009

EMERGENZA CINA - VERGOGNA!

In Italia, in seguito alle campagne di pressione condotte in questi anni principalmente dalla LAV, sono state introdotte norme che rendono poco redditizi gli allevamenti di animali da pelliccia.

Il settore pellicceria ha quindi cercato nuove soluzioni per c ampliare il suo mercato, orientandosi verso prodotti proveniente da paesi come la Cina dove, grazie a:

• scarsissima tutela dei lavoratori
• minima valutazione dell’impatto ambientale
• inesistente attenzione al benessere degli animali
• mancanza di norme contro gli atti di crudeltà su animali

I prezzi della ‘materia prima’ sono concorrenziali e permettono di conquistare, tramite massicce importazioni, nuove fasce di consumatori.

La formula è quella classica: meno regole, meno costi, più profitti, e così la Cina è diventato il maggior produttore ed esportatore di capi di abbigliamento in pelliccia al mondo.

Il 25-30% delle pellicce prodotte in Cina deriva dall’uccisione di animali selvatici, mentre il 70-75% da animali tenuti negli allevamenti.

Le specie maggiormente allevate sono la volpe rossa, la volpe artica, il procione, il visone e i conigli della specie Rex.

Negli ultimi dieci anni sono sorti migliaia di allevamenti, a un ritmo di crescita vertiginoso:

• nel 2005 le pelli di visone cinesi sono state 8 milioni, più di otto volte la quantità di animali allevati nel 1995: una crescita esponenziale che la porta al secondo posto dopo la Danimarca (12.900 milioni di visoni uccisi nello stesso anno).
• nel 2005 la Cina ha “prodotto” 3,5 milioni di pelli di volpe, decuplicando il dato del 1995 e superando, quasi doppiando, la Finlandia, leader tradizionale del mercato.

Numeri altissimi caratterizzano anche l'allevamento di altri animali.


Una crescita rapidissima

Le condizioni negli allevamenti

Che cosa fa la LAV

Che cosa puoi fare tu

Materiali informativi

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